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Una manifattura tessile con duecento anni di storia

La decima generazione di Lanificio Paoletti tutela il valore di una cultura laniera radicata nel territorio d'origine, dove l'energia creativa precorre i tempi e la produzione tessile fa tesoro della memoria. Un racconto iniziato più di due secoli fa, ritmato da rivoluzioni e aneddoti di una dolce vita di campagna

Dal Medioevo al Seicento

Le origini del distretto laniero di Follina

Le radici della produzione tessile follinese sono racchiuse nel toponimo del fiume che denomina e attraversa l'antico centro abitato, dove l'arte laniera viene introdotta dai monaci cistercensi dalla metà del XII secolo. Le attività di follatura, ovverosia di lavaggio ed infeltrimento del panno di lana, fioriscono nella piovosa vallata in virtù dell'ampia disponibilità di risorse idriche, atte al funzionamento di mulini e macchinari preindustriali utili alla battitura dei panni grezzi.

Il Settecento

Gli albori della rivoluzione industriale in Veneto

La manifattura locale assimila le meccanizzazioni apportate al settore tessile dalla prima rivoluzione industriale per opera di un ambasciatore della Serenissima Repubblica di Venezia. Inviato in Inghilterra e successivamente insediato a Follina come fabbricante laniero, ottiene la licenza per la produzione di panni pregiati ispirati alle drapperie inglesi e olandesi, destinati al mercato francese.

1795

La fondazione

Tessitori di panni pregiati, originari di Miane, i Paoletti giungono a Follina al termine del diciottesimo secolo e fondano il proprio lanificio sfruttando la forza motrice del fiume per l'andamento dei filatoi e dei folloni, e affidando la tessitura a domicilio.

L'Ottocento

La modernizzazione della produzione

Le difficoltà di commercio, causate dalle guerre d'indipendenza italiane, mettono in crisi il distretto laniero follinese, le cui attività convogliano progressivamente nell'unica azienda ancora oggi in funzione: il Lanificio Paoletti. La meccanizzazione dell'intera filiera produttiva, lo sviluppo di tecniche di finissaggio a vapore e l'introduzione di officine interne allo stabilimento per la costruzione e la manutenzione degli attrezzi di lavorazione, permettono alla ditta un'espansione produttiva. Tra i fondatori della Società di Mutuo Soccorso degli Operai formata a Follina nel 1865, Antonio Paoletti è firmatario nel 1877 dello Statuto costitutivo dell'Associazione dell'Industria Laniera Italiana.

La Prima guerra mondiale

L'occupazione e il trasferimento a Biella

Nell'autunno 1917 i registri contabili annotano l'interruzione dell'attività a seguito dell'invasione austroungarica dopo la disfatta di Caporetto. La famiglia Paoletti assieme alle sue maestranze si rifugia a Biella, dove acquista una filatura in disuso riavviando la produzione di filati fino al momento del ritorno e della faticosa ricostruzione, nel 1919.

Gli anni Venti

Il ritorno e la ricostruzione

Diplomato in tessitura a Biella nel 1926, Giovanni Paoletti si appassiona alle tecniche di tintura della lana in fiocco e favorisce lo sviluppo di nuove varianti di colori mélange tuttora espressivo della fantasia di Lanificio Paoletti, nello stesso anno lo Statuto dell'Associazione dell'Industria Laniera Italiana adatta le proprie norme all'appena sorta Confederazione Generale Fascista dell'Industria Italiana.

Gli anni Trenta

Innovazione e tendenze

L'inserimento in azienda di un disegnatore tessile nato e formato nel distretto laniero spagnolo di Terrassa introduce l'impiego sperimentale di filati ritorti che abbinano la lana ad altre fibre naturali, con effetti armaturati che rendono le superfici irregolari e complesse, in linea con le novità francesi.

La Seconda guerra mondiale

Le forniture militari

Specializzato nella manifattura di panni e coperte, durante il secondo conflitto mondiale il lanificio è impiegato nelle forniture militari, consentendo agli operai l'esonero dagli obblighi di leva e sottraendo centinaia di giovani ai pericoli del fronte.

Gli anni Cinquanta

Le iniziative socioculturali

Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana, Gaspare Paoletti costituisce la Banda aziendale del Lanificio e organizza colonie estive per i figli dei dipendenti.

Gli anni Sessanta

L'affermazione del marchio

Il lanificio brevetta tessuti di qualità certificata in pura lana e fibre nobili come mohair, alpaca, cachemire e cammello, rivolti ai mercati d'Oltralpe.

Gli anni Settanta

Tessuti per il prêt-à-porter

Il Comitato Moda invita Lanificio Paoletti a partecipare a una serie di convegni con gli stilisti artefici dell'Italian style collaborando alla previsione delle tendenze tessuti, linee e colori. I periodici dedicati al guardaroba maschile come l'italiano Arbiter e l'internazionale Sir, pubblicizzano la qualità dei tessuti di Lanificio Paoletti.

Gli anni Ottanta e Novanta

Tessuti per lo sportswear di lusso

Gli aspetti sportivi e robusti delle lane Paoletti ispirano i capispalla delle linee di abbigliamento urbano, con cui si creano sinergie di ricerca e innovazione nello sviluppo di tessuti classici contemporanei. Entra in lanificio la prima disegnatrice tessile formata al telaio manuale, aumentano la complessità della progettazione e l'espressività del colore, rivolti a una moda femminile.

Dal 2000 ad oggi

Il valore dello storytelling

Le stratificazioni architettoniche dello storico complesso industriale testimoniano un'evoluzione che ha coinvolto e mantenuto in vita tutte le fasi del ciclo di produzione, valorizzando un know how trasmesso di generazione in generazione, dal 1795. La riscoperta dell’archivio storico aziendale di Lanificio Paoletti è oggi fonte creativa di sviluppo e innovazione.

Progetto, grafica e codice:

Spironelli Digital Things

Fotografia:

Martina Bernardi

Nico Covre

Francesco De Luca

Annalisa Durighello

Anthony Wallace

Cooperativa Fardjma

Fotografia e video:

Mattia Mionetto

Illustrazioni:

Federico Segat